venerdì 2 maggio 2008

È estate, Mapang! (11)

«La faccenda si complica» disse Mapang seduto contro il muro sotto al ponte. La mannerbund senegalese dei Concarta era già ripartita per far danni da qualche parte.
Zivelianna finì di strizzare la felpa e lo guardò come una madre a un figlio scemo: «Mi sembri un po’ ottimista».
Lui continuò come se non l’avesse sentita, perso nel tentativo di sbrogliare la matassa: «Dunque, quei dementi della Federazione, per risolvere il casino all’Arena hanno pensato bene di regolarizzare quei Senzacarta che vanno "alla guerra" al posto loro, togliendo le castagne dal fuoco agli sbirri, che invece hanno le mani legate dalla Convenzione Europea».
«Sì, e quando tutto sarà finito, quelli che ancora saranno in grado di tenersi in piedi potranno restare in Italia» mormorò Zivelianna, «ma ti rendi conto che è fantascienza?».
«Perché?».
«Come perché! Un permesso di soggiorno a costo della vita?».
«Boh, evidentemente a casa loro è peggio, dopo che i Gruppi se ne sono andati belli grassi e li hanno lasciati a scannarsi fra tribù».
«Cretino, io parlo della vita dei nostri! Hanno aizzato i Senzacarta contro i Ti-Con-Nu!».
Mapang alzò le spalle: «Se la caveranno… e poi si fanno aiutare dai gameradi Concarta, no? Io invece sono nella merda: finché il centro è chiuso non posso raggiungere il palazzo della Confraternita per restituire il materiale; e finché non finisce il casino non ho modo di trovare quelli del Biancalana per ricomprargli il materiale che devo restituire alla Confraternita».
«Ancora con quelli del Biancalana!? Ti fregheranno un’altra volta».
«Trascurerei l’altro problema» continuò Mapang sempre senza ascoltarla.
«Cioè?».
«La possibilità che il sicario della Confraternita mi torni a cercare».
«Non si sa mai».
«Ma figurati, con questo casino…».
Sopra il ponte si fermò un camion, dal quale scesero una decina di uomini: «Capo, è qua sotto che li hanno visti!» gridò una voce.
«Mlui luo mvuoglio mvivuo!» rispose un’altra.
Zivelianna incrociò le braccia e fece un sorrisetto.
«Zive, ma portassi jella?».
«Brutto stronzo di un romano!».
«Sssh! Zitta! E corri! Quello era il cappotto-nero di prima!» sussurrò Mapang trascinandola in acqua.
Attraverso il fitto delle canne li videro arrivare proprio dove un attimo prima stavano seduti loro due.
Sotto l’acqua, Zivelianna continuava a tirare calci sugli stinchi di Mapang.

(fine dell’undicesima puntata)

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