venerdì 8 novembre 2013

Il coraggio non ha colore: «neri» e «rossi» da Fiume alla Guerra di Spagna

Di MATTEO SACCHI (Il Giornale, 26/06/2013)


Contano più gli uomini o le ideologie? Si può essere amici anche da lati opposti della barricata? Quanto coraggio può esserci in una generazione travolta da scelte sbagliate? Sono domande che possono aiutare a costruire uno splendido romanzo. A patto di avere il coraggio di seguirle nei loro esiti spiazzanti. Lo ha fatto Gabriele Marconi in «Fino alla tua bellezza» (Castelvecchi, pagg. 192, euro 17,50). Marconi, ex direttore del mensile «Area», aveva gia iniziato un percorso di questo tipo con «Le stelle danzanti. Il romanzo dell'impresa fiumana» (2009) in cui narrava le avventure dei miliziani di D'Annunzio dando conto della complessità e del miscuglio di ideali che caratterizzarono quell'esperienza (da molti schiacciata sulla ridicola etichetta di «protofascismo»). Ora alza la posta. Ritornano alcuni personaggi del precedente romanzo, ma sono finiti nel mezzo di una ben più angosciante carneficina: la guerra civile spagnola.
I seguaci del Principe di Montenevoso sono infatti sparpagliati sui due fronti. Nel marzo del 1937 Giulio Jentile e Marco Paganoni sono tra le file dei volontari fascisti italiani del C.T.V. che vengono battute dai repubblicani a Guadalajara. Invece il loro vecchio amico Alessandro «Dado» Lazzaroni che ha scelto l'anarchia è finito dall'altro lato. E non è il solo: ci sono anche socialisti come David che ai tempi di Fiume D'Annunzio aveva soprannominato Ferro Battente per la sua bravura nel sedare le risse usando una sedia metallica. Ma in questa guerra dove l'amico rischia di sparare all'amico, all'improvviso le cose si complicano. Sul versante dei Repubblicani i comunisti che hanno l'appoggio dei russi non ne vogliono più sapere di "deviazionisti": ovvero di chi non prende ordini da Mosca.
Ed ecco che «Dado» Lazzaroni finisce in galera. E con la Ceka di Madrid ben decisa a sistemarlo per le feste. Abbastanza perché David passi il confine e chieda aiuto ai vecchi amici, benché fascisti. Nasce così una rocambolesca spedizione per salvarlo. Una spedizione riassumibile in un motto: «Abbiamo preso strade diverse, amico mio, è vero. Ma siamo "compadres", e tali rimarremo fino alla morte». Ma questa è solo la vicenda che dà il via a un lungo percorso, pieno di battaglie e fughe che riporterà Giulio in Africa Orientale sulle tracce di un giovanile amore, dove farà una scoperta sconcertante.
La ricerca storica che sta dietro la narrazione è ben fatta. Soprattutto dal punto di vista culturale. Giulio, che è maestro elementare, ha la passione del giornalismo e Marconi ne approfitta, senza mai diventare pedissequo, per fagli raccontare un bel pezzo della vita culturale del Ventennio. Ma l'aspetto più valido del testo è il senso dell'epos, per certi versi simile a quello di scrittori come Wu Ming. I personaggi sono "veri", ma anche alti e quasi tolkieniani. Non è poco per un romanzo italiano. Purtroppo in una letteratura dai gusti sempre più ombelicali rischia di essere derubricato a un oggetto di genere. A cui magari applicare un'etichetta politica. Giusto per essere sicuri di sbagliare alla grande.

mercoledì 13 luglio 2011

L'editoriale di Area Luglio/Agosto 2011

Non ditelo a mia madre












di Gabriele Marconi

Ero riuscito per tanti anni a nasconderle la verità, ma adesso, da quando la mia foto campeggia su questa pagina, non potrò più dire a mia madre che quel tizio che scriveva per Area era un mio omonimo. Prima avevo gioco facile: se c’è un imitatore che si chiama come me, dicevo, perché non dovrebbe esserci anche un giornalista con lo stesso nome? D’altra parte, c’era stata quella sua vecchia collega che le aveva telefonato dicendo che mi aveva visto in tv mentre facevo l’imitazione di Lubrano, perciò potevo citarla, continuando a mentire con una certa agilità.

Ma adesso è tutto finito e ho dovuto anch’io fare il mio outing: «Ebbene sì, mamma: faccio il giornalista».

«In una famiglia onorata» ha replicato dopo qualche minuto di silenzio sbigottito, «questo non sarebbe mai dovuto succedere». Ma poi - la mamma è sempre la mamma! - ha sospirato e, accendendosi l’ennesima sigaretta, ha concluso: «Supereremo anche questa».

Malgrado il sollievo per il perdono di mia madre, però, continuo a vedermi con la chitarra e tanti anni in meno cantare Giornalista terrorista! o, prima ancora, a godere come un riccio quando l’Uomo Ragno fregava per l’ennesima volta J. Jonah Jameson, il direttore del Daily Bugle, archetipo fumettistico di tutti gli squali dell’informazione. E allora lo sconforto torna a galla… Perché hai voglia a dire che il mestiere tu l’hai sempre svolto con coscienza, non facendone un fine ma uno dei mezzi per salvare il mondo, inserendolo in un progetto politico e culturale di più ampio respiro: è l’appartenenza alla categoria che ti frega! (poi, vabbe’, ci sarebbe pure qualche ragionamento da fare su quel “di più ampio respiro”, vista la situazione in cui versa questa nostra Italia, ma ne parleremo al ritorno dalle vacanze…). È per questo che nel numero estivo di Area abbiamo deciso di pubblicare il Focus che potete leggere a partire da pagina 36: “Siamo uomini o giornalisti?”, che parafrasa una famosa battuta di Totò ma si è sviluppato pensando a un’altrettanto famosa battuta di un film con Robert De Niro, Il cacciatore, quando lui, andando a caccia di cervi, diceva agli amici: «Un colpo solo», intendendo con questo concetto la volontà di offrire cavallerescamente alla preda la possibilità di scamparla, grazie a quell’unica pallottola caricata nel fucile. E che c’entra? “C’entra”, avrebbe detto mio nonno, “perché ci capa”. Per farla breve, ciò che vogliamo offrire a voi lettori è la possibilità di districarvi nel labirinto delle notizie, illustrandovi le molte tecniche in uso per inquinare la verità, cosicché possiate affrontare la sfida con una possibilità in più per non soccombere, proprio come il cervo di De Niro.

Offerta cavalleresca, dicevamo, e non a caso: perché l’aspetto più inquietante dell’epoca che stiamo vivendo è proprio la mancanza di quello spirito nobile che dovrebbe scintillare nel cuore di tutti. Ci siamo concentrati sul mondo dell’informazione, ma il concetto si potrebbe adattare senza fatica a tutti i campi del vivere. Cerchiamo di evitare l’ipocrisia, per favore, e smettiamola di riversare nell’odio alle “caste” la responsabilità di tutte le brutture del mondo: abbiamo quello che ci meritiamo.

Un motto medievale recitava “Aliis non sibi clemens”, ossia “clementi con gli altri ma mai con se stessi”. Oggi invece la massima si è invertita ed è più comune giustificare le proprie manchevolezze che quelle degli altri. Cominciamo a vincere quella che i nostri progenitori chiamavano la Grande Guerra Santa, quella cioè contro i demoni che albergano dentro di noi, e solo allora potremo combattere onorevolmente la battaglia di tutti i giorni, contro i nemici esterni. Altrimenti, come diceva De Niro in un’altra pellicola, significherà che siamo solo «chiacchiere e distintivo».

Nel frattempo, visto che questo è il periodo solitamente dedicato alle vacanze e che, come purtroppo sappiamo tutti, non è che ci sia granché da scialare, abbiamo voluto dedicare qualche pagina alla Grande Estate: un’occasione per ripercorrere insieme il mito e il rito che da sempre identifica questa meravigliosa stagione con il riposo e il divertimento e, insieme, il passaggio da un’epoca all’altra. Romanzi, film, canzoni, capaci di rievocare dimensioni più felici dell’esistenza. Un modo piacevole per ritemprarci e, allo stesso tempo, per ricordarci che la vita è bella e vale la pena viverla anche per quei pochi momenti durante i quali più vicina è la visione dell’eternità.

martedì 15 febbraio 2011

LE STELLE DANZANTI - La frase preferita.

Cari amici, in attesa della conclusione del secondo capitolo delle Stelle danzanti, il loro "vent'anni dopo" alla Guerra civile spagnola, mi piacerebbe conoscere la vostra frase preferita del romanzo, quella che più ha fatto risuonare le corde del vostro cuore.
La frase più votata dai "mi piace" sulla bacheca del gruppo di facebook - http://www.facebook.com/home.php?sk=group_142123935846498&id=151801421545416#!/group.php?gid=72460195459 - vincerà la prima copia del nuovo volume.
Datevi da fare!

venerdì 11 febbraio 2011

Elliot ti mette in copertina


6 IN COPERTINA - Mia madre è un fiume

In occasione della terza ristampa del libro!
6 frasi scelte tra le migliori dedicate a Mia madre è un fiume di Donatella Di Pietrantonio saranno selezionate per il premio “6 in copertina”.
Le 3 più belle saranno selezionate insieme alle grandi firme del giornalismo, e pubblicate in una fascetta allegata al libro.

I 3 vincitori vedranno le loro dediche, il proprio nome-cognome pubblicati nella fascetta del libro. Inoltre riceveranno in omaggio 5 libri di Elliot Edizioni.

Tra tutti i partecipanti saranno selezionati altri 3 lettori che riceveranno 3 libri Elliot Edizioni in omaggio.

Per leggere l'articolo completo:

http://www.10righedailibri.it/6-copertina