venerdì 9 maggio 2008

È estate, Mapang! (12)

«Ahia! Fermati che se urlo ci beccano!» gemette Mapang cercando di evitare i calci di Zivelianna. Lei continuò imperterrita, ma quando Mapang si lasciò scappare il primo strillo, gli emissari della Confraternita avevano ormai rinunciato a cercarli e stavano rimontando sul camion.
«Chiedimi scusa!» gridò Zivelianna, in piedi sull’argine, con i vestiti nuovamente gocciolanti.
«Ok. Scusa. Ma adesso hai rotto: lasciami in pace, va bene?» rispose Mapang sedendosi a terra per massaggiarsi gli stinchi.
«E no! Troppo facile…».
Lui alzò la testa per guardarla: «Cioè?».
«Cioè resto con te e continuo a insultarti finché non mi ritengo soddisfatta».
Mapang, sfinito, non le rispose nemmeno. Si alzò e cominciò stancamente a risalire verso la strada.
Dopo mezz’ora di cammino, evitando miracolosamente altri incontri con sbirri e Senzacarta, erano finalmente riusciti a tornare a ‘Zaerbe, dove si alzava il quartier generale dei Biancalana, un palazzotto antico riverniciato con un micidiale color argento, sovrastato da un gigantesco Tubo Farson rotante.
Mapang, sdraiato sul marciapiedi, sbirciò dall’angolo per controllare la situazione: col solito culo degli idraulici, il loro era l’unico edificio assolutamente intonso, mentre tutto il quartiere era stato devastato dalla rivolta, che per ora sembrava essersi spostata verso i Mercati Generali.
Incredibile a vedersi, il portiere se ne stava tranquillamente poggiato al portone e fumava una sigaretta.
«Non riesco a crederci! Finalmente un colpo di fortuna…».
Zivelianna, tranquillamente in piedi accanto a lui, lo guardò scuotendo la testa: «Fosse vero, almeno».
«Fosse vero cosa?».
«Che non ci credi. Ma tu credi a tutto… sei una causa persa, Mapang».
Lui si alzò in piedi a sua volta, spazzolandosi i pantaloni ormai ridotti a uno straccio: «E smettila! Non lo vedi che finalmente va tutto bene? Fidati di me». E s’incamminò.
«Mai più» rispose lei. Inutilmente, perché un istante dopo era al suo fianco all’ingresso del quartier generale degli idraulici.
Mezz’ora dopo erano di nuovo in strada. I Biancalana avevano fatto qualche resistenza, davanti ai crediti gocciolanti che Mapang aveva tirato fuori dal giubbotto, ma poi li avevano accettati. Tuttavia, siccome erano zuppi d’acqua di fiume, ne avevano pretesi il doppio. Malgrado tutto, Mapang era contento, perché alla fine avrebbe salvato il culo e gli sarebbero rimasti abbastanza crediti per comprarsi un’autofly nuova (anche se non di ultimissima generazione). Zivelianna era un po’ meno tranquilla…
«E adesso come la portiamo via ‘sta roba?».
«Uffa! Non la smetti mai di complicarti la vita?». Ma effettivamente qualche difficoltà - pensò senza dirlo - era innegabile, visto che il carico, tornato di sua proprietà, adesso era ammassato sul marciapiedi di ‘Zaerbe in una piramide instabile. Mapang guardò il portiere, che si era acceso un’altra sigaretta e li scrutava con malcelata commiserazione.
«Non è che avrebbe un camion da prestarci?».
Scuotendo la testa, il portiere rientrò nel palazzo, lasciando Mapang a prendersi l’ennesima valanga di parolacce da Zivelianna.
Fu allora che in fondo al vialone davanti a loro cominciò a profilarsi un mezzo blindato solitario. Arrivava lento lento, ma puntava dritto verso il quartier generale dei Biancalana.
Il primo missile sibilò verso la cima del palazzotto e colpì in pieno il mastodontico Tubo Farson, che compiendo una cabrata improbabile piombò fragorosamente sul carico di Mapang, spiattellandolo per un raggio di cento metri.
Per la prima volta in quella incredibile giornata, Zivelianna cominciò a ridere. Non la finiva più di ridere…

(fine della dodicesima puntata)

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