martedì 8 aprile 2008

È estate, Mapang! (7)

Si ritrovarono di nuovo al parcheggio dei taxi, quasi vuoto per la fuga precipitosa di tutti i mezzi. L’unico rimasto, che non riusciva a mettere in moto, era quello del tassista con cui avevano parlato poco prima, che ostiando dava calci all’alettone di poppa - «Esci, bestia! Vieni fuori!» - come se ce l’avesse con un cane rintanato dopo aver combinato qualche guaio.
Mapang, frenando la corsa, gli chiese se poteva portarli via da là: «Andiamo dove vuole lei, basta che ci allontaniamo!».
Quello smise di prendere a calci il flytaxi e allargò le braccia, sconsolato: «Se riesce a farlo uscire lei la porto dove vuole» rispose indicando l’alettone incastrato.
Intanto la situazione andava di male in peggio, visto che alla battaglia delle due mannerbund di Esterni si erano uniti una ventina di veronesi, facendo gruppo con i secondi arrivati, quelli che avevano caricato gridando «Visnu!». Per la frustrazione, Mapang pensò seriamente di prendere a capocciate il taxi, ma proprio allora un mattone gli sfiorò il naso e si schiantò sul cofano: con il solito, pacifico sibilo, l’alettone uscì completamente dal suo alloggio.
L’autista saltò dentro, seguito da Zivelianna e Mapang, e sfrecciò via lasciando a terra la piazza impazzita.
Sorvolando i tetti, la scena apparve troppo assurda perché arrivassero subito a capire cosa stava succedendo davvero, ma dopo che una contraerea improvvisata sulla terrazza del Banco Veneto cercò di buttarli giù come quaglie all’apertura della caccia, facendoli tornare a razzo verso la periferia, si resero conto che quella era una rivolta in piena regola, con tutta Verona Vecchia messa a ferro e fuoco.
Il tassista atterrò con qualche scossone sulla pista d’atletica del A.S. Chievo: «Capolinea! Si scende!».
Zivelianna sgranò gli occhi: «E noi che ci facciamo qua?».
«Affari vostri, e ringraziate che v’ho salvato il culo!» rispose quello. Poi, con una vecchia ma lucida 7,65 magicamente comparsa nella mano destra, indicò un cancello verde: «Da lì potete uscire. Poi vi consiglio di rintanarvi da qualche parte».
Capita l’antifona, Mapang trascinò fuori Zivelianna, che aveva cominciato a insultare il tassista con oscenità che avrebbero fatto arrossire un facchino dei mercati generali.
Quando il flytaxi ripartì, lei gli mostrò i pugni, rossa in faccia e scarmigliata come una strega: «Ti si staccasse l’alettone di poppa!» gridò. E mentre l’auto s’impennava per sorvolare gli spalti dello stadio, dal cofano cadde qualcosa che luccicava nell’aria: il flytaxi prese a vorticare di qua e di là, finché scomparve alla vista.
Con un sorriso feroce, Zivelianna si voltò verso Mapang: «E tu stai in campana!».
Lui si grattò le fonti vitali e disse, con voce incerta: «Zive, io e te amici. A-m-i-c-i!».
Lei alzò gli occhi al cielo e crollò seduta, mettendosi le mani nei capelli.
Fu allora che il microcell di Mapang squillò di nuovo.
(fine della settima puntata)

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