L’Impresa fiumana fu un sogno condiviso e realizzato. Uno slancio d’amore che non ha eguali nella storia. D'annunzio, sì, fu l’interprete ispirato di quello slancio, il Comandante, il Vate che guidò quella straordinaria avventura, ma protagonisti assoluti furono i tantissimi giovani che, disertando o scappando da casa, si riversarono nella città irredenta e là rimasero per oltre un anno. L’età media dei soldati che, da soli o a battaglioni interi, parteciparono all’Impresa fu di ventitré anni. Il simbolo di quell’esperienza straordinaria furono le stelle dell’Orsa Maggiore, che nel nostro cielo indicano la Stella Polare.
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Gabriele Marconi
LE STELLE DANZANTI
Il romanzo dell'Impresa fiumana
Giulio Jentile (di Roma) e Marco Paganoni (di Bergamo) sono due giovani Arditi che hanno stretto una salda amicizia al fronte.
La storia vera e propria parte il 5 novembre 1918, a Trieste, dopo la Vittoria, quando Giulio e Marco vanno a trovare Daria, una crocerossina della quale sono entrambi infatuati, ferita durante una battaglia e ricoverata in ospedale a Trieste.
Dopo pochi giorni ognuno torna a casa propria, ma il disagio sociale e lavorativo vissuto dai reduci si trasforma presto in un’inquietudine che impedisce loro di tornare alla vita “normale”.
Marco litiga con il padre (il conte Paganoni) quindi lascia la villa e se ne va.
Giulio, che invece abita nel quartiere popolare di San Lorenzo, a Roma, decide di emigrare in Argentina, ma quando sta per imbarcarsi a Napoli ha una disavventura; la risolve insieme ad un ufficiale di Marina suo coetaneo e insieme partono per Fiume.
A Fiume, dopo un po’, ritrova Marco e Daria (siamo a febbraio 1920) che hanno fatto la sua stessa scelta.
(Fiume, rivendicata dagli italiani alla fine della guerra e negata dal Trattato di pace, è stata occupata da duemila volontari al comando di d’Annunzio, definiti “legionari fiumani”: sono granatieri, arditi e vari altri militari dell’esercito italiano, uniti a circa duecento uomini del Battaglione volontari fiumani, organizzato a Fiume dal capitano Nino Host-Venturi. Il capo del governo Nitti cerca di convincerli o costringerli a lasciare Fiume agli “osservatori internazionali”. Costringerà d’Annunzio alla resa, con le cattive, nel Natale del 1920).
Fiume è un calderone in ebollizione: patrioti, artisti, rivoluzionari e avventurieri d’ogni parte d’Europa affollano la città, chi in buona fede e chi per rimestare nel torbido. Il clima è rivoluzionario-libertino.
Dopo una prima avventura, Giulio si unisce agli uscocchi per allontanarsi da Fiume (ragioni d’amore): gli uscocchi sono i “filibustieri di d’Annunzio, ovvero legionari con il compito di rimediare nei modi più “creativi” i beni di prima necessità per la città; le azioni più remunerative le attuano piratando navi nel Mediterraneo.
A questo punto le strade dei due amici si dividono per un po’: Marco resta nell’entourage di d’Annunzio. Altri personaggi si aggiungono ai due: alla fine formeranno un gruppo affiatato.
Altre avventure, altre storie d’amore e di morte, nel clima ribollente di Fiume. Giulio tornerà e, aiutato dagli amici, salverà Marco da un grosso impiccio.
La situazione fiumana, intanto, precipita: ci avviciniamo al Natale di sangue, che segnerà la conclusione della storia.